In tempi di licenziamenti, anche i segreti aziendali sono a rischio. Il dipendente "tradito" dal suo datore di lavoro, infatti, si può vendicare tradendo sul serio. E portandosi via pacchi di documenti, che oggi possono stare facilmente in una chiavetta usb, da vendere alla concorrenza. Così afferma Cyber - Ark, società inglese specializzata in sicurezza informatica, che ha sondato 250 colletti bianchi del Canary Wharf, il centro direzionale dell'East end londinese. Scoprendo che il 60% di loro, se perderà il posto, intende fuggire con documenti riservati. E il 40%, annusando l'aria, ha già cominciato ad archiviarli. L'allarme lanciato da una società che vende sicurezza può essere enfatizzato. Esiste davvero questo rischio anche per le aziende italiane? Secondo Massimiliano Miletti, cacciatore di teste di Eric Salmon, "è sui contenuti tecnologici che il problema si pone soprattutto. E l'Italia non è Paese di tecnologie". Ma l'head hunter rileva l'aumento dei patti di non concorrenza, che comunque rappresentano una difesa per l'azienda. Per Lorenzo Campese di Ethix, consulente di integrity management ("fusione fra etica d'impresa e risk management") impegnato in attività di supporto allo stress nel settore bancario-finanziario, il problema invece è molto attuale: "Queste frodi sono sistematiche e si moltiplicano nelle fasi negative, rappresentano una specie di risarcimento per situazioni vissute come un mancato rispetto nei propri confronti. Ma è ancora presto per riscontrarle. Dal momento della crisi a quello in cui vengono messe in atto e soprattutto segnalate dall'azienda c'è un ritardo fisiologico. Ce ne accorgeremo fra sei mesi o anche più in là". Giuseppe Femia, security manager di Vodafone e presidente di Aipsa, l'associazione di categoria, pensa che le aziende italiane siano protette anche per i periodi difficili. Ma teme che le spese in sicurezza possano essere considerate fra i costi da tagliare:"Ci dobbiamo impegnare per evitarlo", dice, "sarebbe un errore". Nel suoGlobal information security survey, effettuato fra giugno e agosto 2008, Ernst & Young registra un andamento positivo negli investimenti: in Italia, il 45% prevedeva di aumentarli, contro solo il 3% in diminuzione. Ma allora la crisi non era ancora del tutto emersa. Secondo Raoul Savastano, partner di E&Y che si occupa di technology & risk services, "il trend dovrebbe continuare anche nel 2009, le aziende hanno capito che le frodi comportano danni non solo economici, ma anche d'immagine". Savastano non considera sorprendenti i dati di Cyber-Ark:"E' un fenomeno diffuso fra top manager o chiunque abbia accesso a informazioni riservate. Quando un'azienda chiude bruscamente il rapporto, c'è chi si gioca tutte le carte, magari per dar luogo poi a una transazione. In Italia, ci salva in parte il fatto che siamo tecnologicamente più ignoranti. E quindi meno capaci di rubare i segreti".