Come prepararsi ai mestieri del futuro, anche per la Security Aziendale? Con l’apprendimento continuo (e tanta curiosità)

21/10/2020|IN NEWS

di Salvatore Ricco

“Learning by doing”, imparare facendo, sosteneva agli inizi del secolo scorso il filosofo americano John Dewey, iniziatore dell’attivismo pedagogico. La sua tesi, che ha rivoluzionato i processi di insegnamento mettendo al centro lo studente, è che apprendere non significa solo ricevere passivamente delle nozioni ma soprattutto elaborare attivamente delle idee. Questa scuola di pensiero è oggi ancora attuale e in qualche modo si applica anche al mondo del lavoro.

Secondo un recente report di McKinsey, infatti, la predisposizione all’apprendimento continuo (meglio descritta dall’espressione inglese “intentional learning”) sarà la competenza più richiesta nei prossimi anni.

Com’è noto, i mutamenti in atto nella società e in particolare la trasformazione digitale sono destinati a rivoluzionare il nostro modo di lavorare. Già prima della pandemia, il mito del lavoro per la vita era stato sostituito dalla consapevolezza che oggi non tutto può essere per sempre e che quindi occorre un reskilling continuo. Molti mestieri sono destinati a sparire, altri invece nasceranno. Questo scenario genera spesso inquietudine, anche se non tutte le previsioni sono a tinte fosche: il World Economic Forum, infatti, stima che a livello globale, nei prossimi due anni, la “quarta rivoluzione industriale” cancellerà 75 milioni di posti di lavoro ma ne creerà 133 milioni, con un saldo netto positivo rilevante.

Anche nel variegato mondo della Security Aziendale, nuovi paradigmi tecnologici e un rapido processo di innovazione stanno cambiando profondamente lo skill needs delle aziende. Ed in tal senso la capacità di evolversi dei professionisti attraverso l’apprendimento continuo potrà consentire ai più “curiosi” di trovare nuovi spazi di sviluppo e di mercato per le proprie competenze.

Tornando all’ “intentional learning”, McKinsey lo definisce come la capacità di considerare ogni esperienza come un’occasione per apprendere. Il desiderio di imparare, in pratica, deve essere “always-on”.

Sono due, secondo il report, le caratteristiche che distinguono gli intentional learners: 1) una mentalità orientata alla crescita, per la quale i fallimenti non sono un dramma, ma uno strumento utile a capire come potersi sviluppare; 2) la curiosità, che fin dall’infanzia è il punto di partenza dell’apprendimento e che si può riassumere, ad esempio, nel non avere timore di porre domande.

Sono caratteristiche innate che ciascuno di noi possiede in quantità variabile ma che, conclude il report, si possono comunque perfezionare nel tempo. Insomma, come ci insegna Aristotele, ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendo. Ma è essenziale puntare a migliorarsi e non smettere di essere curiosi.

Salvatore Ricco

Senior Vice President Communications & Marketing presso Snam Sostenitore di AIPSA